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Appunti di viaggio, estate 2014, sulle strade di Francia e Spagna, con il Basta Corrida Tour, per dire con forza no a tauromachie, delfinari, perreras...che dire, qual e' l'immagine piu' nitida che rimane nella mente quando tutto e' finito? Si', la piu' forte sono gli occhi degli attivisti spagnoli, persone lasciate sole a combattere per gli animali maltrattati, nell'indifferenza di una societa' per certi aspetti arretrata, che li deride perche' non hanno capito niente di questo mondo quando sperano in una sorte migliore per gli indifesi. Altro flash, ma questa volta e' un odore, l'odore del sangue che si sentiva di fronte all'arena di Beziers, in Francia, quando l'ultimo toro aveva visto compiersi il suo destino, con il muso nella polvere e gli occhi bassi, sconfitto. Il destino, appunto, questa e' secondo me l'essenza della corrida. Dicono gli amanti della tauromachia che i tori vivono come delle divinita', liberi, selvaggi e ben nutriti. ''Ma che tu sia un dio oppure un bovino come tanti - sembrano dire i molti spettatori - quando arriva la tua ora preparati a morire, toro, senza protestare''. ''A las cinco de la tarde, a las cinco en punto de la tarde'', come canto' il poeta, scocca l'ora del toro. ''Segui la sorte che ti e'stata data quando sei nato, come facciamo tutti noi, e se sei toro muori da toro, con una spada conficcata dietro il cranio, soffocando nel tuo stesso sangue. Se ti e' possibile muori con onore, ma non sperare di cambiare il tuo destino''.
Questo viaggio in Spagna e' stato per me un viaggio nel nostro passato. Ho ritrovato qui una societa' rurale che lotta per non cambiare, un modo di pensare agli animali che non lascia spazio ad affetto e tenerezze perche' ''un animale va trattato da animale''. Cosi' ecco cavalli e asini lasciati in mezzo alle campagne riarse legati ad un albero con una corda cortissima, cani da caccia lasciati ad impazzire chiusi dentro a piccole gabbie. E tanti, ripeto tanti cani abbandonati che hanno come prospettiva quella di finire la loro vita nei lager denominati perreras. Ecco la violenza sugli animali manifestarsi nel corso di tante feste tradizionali. Quella famigerata del Toro de La Vega a Tordesillas, in cui decine di persone a piedi e a cavallo infieriscono a colpi di picche e di lance su un povero bovino nel corso di una lunga agonia, al termine della quale viene data la palma del vincitore a colui che infligge il colpo mortale. Las Becerradas di Algemesi, una mattanza di torelli giovani e poco aggressivi, toreati da persone inesperte, gente comune e non matadores professionisti, che coronano il sogno di una vita, quello di poter ammazzare un toro. La festa del Toro Embolado che si tiene in varie localita' della Catalogna e della Comunita' Valenciana, dove vengono applicate palle di pece alle corna dell'animale e poi incendiate, lasciandolo libero di correre per le strade pazzo di paura e di dolore per il colare della pece bollente, nonostante sia stato ricoperto di fango. E poi la sua variante, la festa del Toro Jubilo di Medinaceli che prevede alla fine la macellazione del malcapitato bovino. Ma anche gli altri animali non vengono risparmiati nel Paese del Dolore. A Villanueva de la Vera ogni carnevale si tiene la festa del Pero Palo, nel corso della quale un asinello, incolpevole icona di tutti i mali, viene fatto passare in mezzo alla gente che con pugni, calci e bastonate gli rompe le ossa fino ad ucciderlo. Roba da togliere il fiato a chi ha un minimo di cuore e di sensibilita'. E sia di monito per tutti quello che e' successo in Francia: una tradizione di tauromachia prima limitata a poche localita', una cosa per vecchi nostalgici e ora cresciuta nel sud del Paese perche' piace agli spagnoli emigrati e ai turisti...mai, mai abbassare la guardia! Ma gli occhi di quegli attivisti, insieme alla loro determinazione, alla loro voglia di cambiare, me li portero' sempre dentro. In 50mila sono corsi a Madrid con ogni mezzo da ogni angolo della Spagna per dire con forza basta al Toro de La Vega. Sono la mia speranza per un mondo senza sopraffazioni e senza indifferenza, un mondo migliore per uomini ed animali; come la chiamano loro: "la Bella Revolucion".
Giorgio Galletta
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